Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


martedì 19 settembre 2023

LA PRASSI COME ATTIVITÀ SIMBOLICA

Ci troviamo costantemente in una fase di sbarco: quello presso le sacre sponde del "simbolico"; prendi la tua strana attualità, non la veramente tua ma quella che ti hanno somministrato: un virus simbolicamente (più che fattivamente) letale, dal quale proteggersi con misure simbolicamente (più che fattivamente) efficaci; una nazione, la Russia, simbolicamente (più che fattivamente) isolata affronta un simbolico (più che fattivo) default economico...
Il potere non dei simboli in sé, ma del simbolico in quanto attività, non risiede semplicemente nella produzione di significati quanto nella sua permeabilità, ossia la capacità di contaminare la prassi (come succede per esempio nelle religioni).
Il linguaggio in quanto generatore di realtà, da par suo, è sempre simbolico quali che siano le attualità: dalla svastica alla bandierina arcobaleno,  dai colori della squadra del cuore agli asterischi, la scritta "Ansa" piuttosto che "Lercio" su un articolo in internet fino ai segni più intimi e personali come tic verbali, tatuaggi, vestiario, gestualità ecc. insomma la matassa intera dei significanti da cui siamo costantemente avvolti - inclusi quelli che noi stessi produciamo - nel suo sbrogliarsi si risolve sempre in un Significato (sì, con la lettera simbolicamente maiuscola): a noi è la sfida di venirne a capo e poi decidere, stabilendo la forza della sua forza prima che - nel suo continuo stratificarsi - il simbolico non si consolidi in "cultura" e divenga perciò confondibile con "la verità" e la sua Forza (sì, con la lettera simbolicamente maiuscola).
È dunque battaglia "culturale" quella in cui alle verità simboliche piovuteci addosso da chissà dove, opponiamo la prassi a sua volta come simbolo riappropriandoci del nostro linguaggio - e traendoci così fuori dall'inganno che quelle "verità" ci siano piovute "da dentro" a mezzo di una elaborazione consapevole - o più precisamente dei meccanismi che presiedono al nostro ascolto per la sua capacità di produrre attività simbolica: avremo "la verità" (sì, con la lettera simbolicamente minuscola) come nemico, però avremo dalla nostra parte il più potente degli alleati: la Realtà (sì, con la lettera simbolicamente maiuscola).

HECHIZO  VP

mercoledì 13 settembre 2023

LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO NELLA CIVILTÀ DEI CODICI

 
Bar, ristoranti, teatri cinema, banche, stadi, aeroporti, tavoli, menù, biglietti vari: non vi sono più "spazi" che non siano mediati da qualche sorta di codice. 
Non esistono luoghi e specialmente corpi franchi dalla legalizzazione degli accessi, o meglio dalla trasformazione d'ogni movimento in un "accesso": ovunque si scansiona o si viene scansionati, con la facile previsione che un domani tal "ovunque" si allarghi a dismisura, fino all' impensabile. L'ubiquità è la forza della scansione: si rende immune da giudizio omologando e conformando il "dove" al "come" fino a renderlo impalpabile e, poco alla volta, accettato.
Intesa la libertà di movimento non più come libertà in uno spazio ma come spazio essa stessa e reso tale spazio iper-normato, esso emerge come ambiente segnico che nella sua versione simbolica diviene ambiente educativo, perfettamente adatto a un paradigma "correzionista".
Ciò che va davvero compreso è che esso, ad ogni occasione, costituisce la transustanziazione di un ostacolo dal piano del simbolico a quello fisico, una barriera, un punto d'accesso a cose e luoghi prima né chiusi né aperti in quanto ideale appendice del proprio potere significante: l'intenzione di raggiungerli. E basta.
Il ricongiungimento tra l'azione e la sua meta trova qualificazione attraverso una legittimazione esterna per cui la chiave del significato non è più nello spirito del gesto il quale si dissolve nel reticolo burocratico tessuto da un apparato impersonale che lo qualifica.
La chiave è l'uomo e in particolare la sua impronta: il prodotto più ambito.
Dove c'è un prodotto esiste un mercato, fatto di oggetti e soggetti coinvolti in qualche gioco di profitto dove le leggi di natura - "pesce grande mangia pesce piccolo" - vigono sublimate in leggi e normative che calano dal vertice della piramide metalimentare verso il basso, e vi arrivano come prodotto "offerto" e già confezionato piuttosto che come merce civile di cui si è naturali produttori "dal basso" e dunque padroni di stabilirne eventualmente il prezzo di scambio ma soprattutto la disponibilità.
La manifestazione di tale disponibilità non può che risiedere nella inalienabile facoltà di creare o ricreare lo spazio in quanto spazio proprio: dar forma alla propria "casa" come estensione del sé ed essa stessa dunque come codice di abitabilità del genio e dell'intenzione, per fondare le basi - espressive prima e civili poi -  di una ritrovata libertà non "di", non "del", ma "nel" movimento stesso: un muoversi sùbito, non subìto.

HECHIZO  VP




giovedì 29 giugno 2023

"berlusconi"

A scanso di eventuali colpi di scena, Silvio Berlusconi è morto. Davvero.
'A livella di decurtisiana memoria non ha risparmiato neanche lui, come legge di natura impone a dispetto d'eccezioni "ad personam" cui lo stesso ci aveva politicamente abituato.
Non muore ancora invece "berlusconi" prodotto culturale, e in quanto tale destinato ancora a far parlare ma sì proprio nel modo culturale da esso stesso suscitato: ed ecco apparir vano e poco pertinente invocare quel "rispetto per i morti" per il Berlusconi patron-marito-figlio-amico-fidanzato-pigmalione-capo un rispetto pertinente a chi lo vive e visse in tal prossimità  quando invece l'argomento per i più non può esser che soltanto "berlusconi".
Par coerente allor che nella fisica solennità di un grande addio  di stato addirittura  quel rispetto e quegli onori assumano la forma e il suon di cori ("chi non salta comunista è!", "c'e solo un presidente!"), cornice popolare allo stuolo di variegata fauna vip e toccati a varia guisa dalla mano del Mida di Milano 3, d'altronde ogni creatura eredita nei tratti la fisiognomica del suo creatore: sì perché l' Italia di "berlusconi" non è solo e banalmente la che va a mignotte e se ne vanta o la dell'espediente a franca farla, quella del sei ricco e quindi bravo o quella del "vabè c'è chi ci pensa".
L'Italia del "berlusconi" è l' Italia del marketing, che infatti il nostro vedeva da gestire a mo' d'azienda (la sua), della politica intesa a compravendita (e contratti stipulati in teatri vespasiani...) quando piuttosto sarebbe solo vendita di fatti e poc' altro in cambio d'agognata croce sulla scheda elettorale.
Ecco, "berlusconi" ha comprato molto di noi ed è questa l' inattaccabile onestà di lui, perché il problema in fin dei conti riguarda solo noi, non certo Silvio Berlusconi paceallanimadilui... Siamo noi a dover far conto di quanto ci è rimasto ancor da vendere e piazzare sul mercato di politica e costume, di cultura e di progresso: basta accender la TV come s'accenda uno specchio, giacché intero o quasi t'ha comprato... quella è l'offerta, quello il metro, or che Silvio Berlusconi andato è, "berlusconi" sei tu: chi può venderti di più?

HECHIZO  VP




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martedì 5 ottobre 2021

TACHICRAZIA



Tutto del nostro agire e del nostro decidere ha la sua germinazione nel fertile terreno della riflessione: la realtà è uno specchio dal quale rimbalza il riflesso - guisa d'eco d'una voce - dell'azione umana e animale in genere, nascendo l'azione dalla provocazione di cui è figlia. Ed è sempre politico, ed è politica (1), il comportamento dell'esemplare uomo immerso negli abissi della socialità in cui egli scorge quelle provocazioni che poi porta a galla e affida al vento degli eventi - o all'eventualità del vento (2) - timonando il suo destino, provandoci almeno. 
Dai mari non fioriscono ma emergono le cose, non fa eccezione il Mar Politico la cui superficie è spesso, oltre che dai venti, scossa appunto da emergenze che impongono al fatal navigatore la piega delle vele.
Il tempo civile è proprio questo mare e l'emergenza (3) ne è costa che lo delimita: unico mare questo - in tempo di ghiacci sciolti e di maree che assottigliano le spiagge - in ritirata, ridotto a poco più di una pozzanghera a beneficio della terra emersa, quella terra che germina re-azioni, gesti dettati da ciò che emerge.
Dunque è di tempo che parliamo, sempre meno e poco disponibile quando il suo intercalare politico è scandito dall'urgenza, e perciò il suo riflesso è per forza immediato, istintivo: il tempo non ha spazio necessario per distendere il rifesso in riflessione, l'azione in articolazione.
"Tachicrazia"(4): il potere della velocità, governare un sistema d'uomini attraverso la dilatazione e il restringimento del tempo politico, dittatura del ritmo.
"Non abbiamo più tempo!", "Tutti dentro!", "Prima che sia troppo tardi!"... non c'è più mare da esplorare, spazio per la confutazione: ciò che la riflessione pone, l'emergenza impone; tanto vale farsi trasportare non più dalle onde prosciugate dell'incognito ma dalla salda mobilità di quella terra detta Panico, e vedere che succede con la mano pronta a scattare sul maniglione dell'uscita  di sicurezza, provando a gestire lo stress che ci viene imposto.
Riaffiorando però noi dalla marea dell'emergenza, tirandocene fuori appigliati alla razionale gravità di qualche luna, osservandola da sopra quella terra emersa scopriremo essere un'isola: l'orizzonte visto dalle isole moltiplica se stesso, il mare si riallarga, il tempo torna a dilatarsi e con esso il pensiero, l'idea, la riflessione, l'azione... perché più grande è la realtà - lo specchio - che siamo capaci di osservare, più ricco sarà il riflesso che ci restituirà, dunque più potente e diversificata l'azione ora non più soltanto effetto ma anche causa d'altro mare, di nuovo tempo cioè, che i padroni delle emergenze non potranno fare a meno di veder profilarsi come nuova emergenza, ma per loro... e sarà il loro tempo a ritirarsi.
Riconquista allora il tuo mare, che è il tuo tempo, padroneggia lo specchio che rifletta te proprio e non un "Io" prestato alla paura: sono le uscite di sicurezza a disegnare il perimetro del luogo in cui sei prigioniero e se la sicurezza è fuori, fai prima a non entrarci affatto... Privalo della tua civiltà e priverai questa delle tue paure: sii tu l'emergenza, non hai più tempo!

HECHIZO  VP

NOTE

[1] "Polis" è la dimensione ineludibile dell'uomo sociale pubblico e privato: tutto ciò che fai e che non fai,  ha un effetto politico.

[2] Il vento spira dal sanscrito "VA-TI" al participio passato del latino "venire": "ventus", il vento è un evento e viceversa, fatto che i-spira.

[3] "Mergere" è l'immergersi, tuffarsi: e-mergere è l'azione opposta. Ciò che la profondità dei mari e      dell'inconscio cela, si manifesta agli occhi della ragione solo quando non fa più parte della stessa tua  profondità, ne emerge appunto, ed è quella memoria ancestrale della tua finitezza che chiami paura.

[4] "Tachus" il greco per "veloce": imponendo più velocità alla situazione accorci il tempo delle decisioni e  
molto più di quanto possa inizialmente sembrare inaccettabile, diviene accettabile. Il tempo non è che 
lo spazio attraverso il quale si esprime la forma delle tue azioni, più questo si dilata e più esse divengono sinuose e        armoniche,   più si restringe più esse divengono dirette e sincopate. La febbre interpretata come simbolo di malattia piuttosto che sintomo di guarigione, regoliamo in molti con la Tachi-pirina affinché presto scompaia come simbolo piuttosto che interpretarla quale sintomo.

domenica 25 luglio 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Il neoprogressista"

Il neoprogressista ha fede nella scienza... Esatto: fede nella scienza, o meglio in ciò che lui voglia credere sia "scienza", d'altronde la fede è fede... mica scienza. Lui è sveglio, ha studiato, si informa: è così informato che sa anche dov'è che tu prenda le tue informazioni, così "studiato" da dare per scontato che tu non lo sia, magari più di lui.
Il neoprogressista è decisamente "di sinistra", o almeno lui ha fede in questa ipotesi: è così di sinistra da apprezzare un banchiere come capo di governo; ama certo la lotta di classe e giura che continuerà ad amarla ancor prima di capire quale sia la sua classe di appartenenza o cosa sia una "classe sociale".
Il neoprogressista ama Papa Francesco, che è neoprogressista pure lui perché quasi non sembra manco un Papa e non porta l'oro addosso: si bada alla sostanza qui, anzi alle sostanze.
Il neoprogressista ha delle figure di riferimento per orientarsi in questo casino di virus e vaccini: Mara Venier, Amadeus, Bonolis, Ambra Angiolini, J Ax, il CT della nazionale di calcio (ricordate? Lui crede nella Scienza).
Il neoprogressista, ovvio, è antifascista ma siccome appunto è antifascista si concede qualche libertà: se la concede specialmente sui social quando parla di lasciapassare obbligatori o di diritti costituzionali da negare a taluni piuttosto che ad altri... Ma solo sui sui social, che sono il terreno politico del suo antifascismo: la strada, i comizi, le molotov, le Feste dell' Unità sono medioevo. Ah ecco, Medioevo... tutto ciò che lo disgusta o gli sembra superato lui lo chiama così: "medioevo", beh ne sa pochino di arte o architettura medievali, ignora i progressi scientifici e civili avvenuti in quell'epoca ma oh.. non è che il neoprogressista può sapere tutto lui, studiatevela la storia.
Diciamocela tutta però: c'è anche il neoprogressista "di destra"... Un po' meno numerosi ma esistono: facile riconoscerli, sono quelli che si vergognano di essere di destra, quelli del "figurati ma io ho tanti amici omosessuali", quelli antieuropeisti che apprezzano il governo col banchiere europeista di cui sopra, quelli contro il ddl Zan ma solo per alcuni dettagli, contro il Green pass ma solo per certe questioni, quelli contro il vaccino obbligatorio ma solo per taluni aspetti... Non sarebbe così strano incontrarli a un concerto dei 99 Posse con la canna in bocca, perché loro sono di destra mica fascisti oh... e come si incazzano se gli dai del fascista: "Sono di destra, POSSO?"
Il neoprogressista di sinistra ama il migrante perché gli ricorda del culo che ha avuto a nascere nella parte giusta del mondo e gli concede pure il lusso di una filantropia da pianerottolo: lui la porta di casa continua a chiuderla ben bene la sera, intorno ai suoi comfort; il neoprogressista di destra invece lo odia il migrante, ma per gli stessi motivi... però ha un sacco di amici negri.
In definitiva, il neoprogressista ha fede nell' esser cresciuto con una, secondo lui, grandiosa - se pur perfettibile, perché ha fede nella sua modestia -  idea di libertà che potremmo sintetizzare nel noto adagio "la tua libertà finisce dove inizia la mia" (o viceversa), che detta da un M. L. King qualunque nell'America dei 'sessanta ha un senso, ma detta da lui - che forse l'ha ascoltata in Tv,  trovata su internet o in quei cioccolatini con gli aforismi dentro - diventa una roba impraticabile, un controsenso che attribuisce un limite arbitrario a ciò che - ipsa natura rei - non può essere limitato e tanto meno per arbitrio; tale contraddizione è ad ogni buon conto normale per chi forse è cresciuto non con una genuina idea di libertà, essa intesa come ideale collettivo fondante un principio di civiltà, un orizzonte culturale da spostare sempre "in avanti", ma con la sua sofisticazione: stipendio, bancomat, auto, casa, vacanza, ristorante ecc. ossia l'artificio di una individualità preconfezionata di cui il collettivo diviene mera moltiplicazione burocratica, su cui al massimo puoi fondare proprio ciò che osservi oggi: e al neoprogressista piace finché ha i suoi motivi per considerarsi migliore di te e per andare allo stadio, d'altronde la collettività da lui percepita non è altro che un'estensione del suo punto di vista... di più: un atto di fede nella società così come gliel'ha incartata Mc Donald's.
Il neoprogressista fondamentalmente, a dispetto della sua sicumera, è un individuo confuso e suggestionato... basta poco a gettarlo nel panico: un telegiornale, un film di Nolan, un "buh!", una minaccia qualsiasi alla sua religione perfetta per vederlo inveire scappando dietro a un algoritmo e portandosi appresso tutto il pulpito (in genere preso all' Ikea e montato con gli amici del "padel") del suo progredito ottimismo, comunque ignaro dell'eventualità per cui nel migliore dei mondi possibili, lui possa rappresentare il peggiore dei casi politici possibili.

HECHIZO♠️

lunedì 19 luglio 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Tutti al mare!"

Un siero può essere inoculato come un pen-siero può essere inculcato; la combinazione chiastica fra i termini ha sede nel di loro Oriente etimologico: entrambi ti scorrono dentro, ti... fanno, e funziona meglio del 5G perché ti dirigi da te: il "pensiero" è peso, il "siero" qualcosa che scorre, sei un fiume di gravità insomma e... il fiume è tale solo grazie agli argini, altrimenti è mare.
C'è il mare dell'umano indistinto che prima d'esser tale precipita scomposto in correnti fiumane, come quelle delle varie civiltà che prima di saldarsi hanno, forse, per necessità il bisogno di osservarsi divise; ma appunto la necessità non ha ragione, è fondata sugli istinti, e la ragione che la spiega non può essere scientifica, semmai politica.
"Apartheid" il nome d'uno di quei burrascosi fiumi che non nascono dalle vette della scienza ragionata ma dal basso degli istinti politici: non v'è scienza che dimostri la superiorità di una razza umana su un'altra (benché ne esista il mare), non ve n'è un'altra ancora che dimostri la superiorità di un siero su un pensiero (benché sussista l'ipotesi opposta).
Dunque ci si bagna eccome nello stesso fiume se le "giornate mondiali della memoria" contribuiscono a cancellarla la memoria relegando a un passato quasi mitologico il corso di quel fiume sancendone vanamente la sua irripetibilità nel presente.
E invece eccoci qui, al "delta" dove il fiume dividendosi non sfocia in mar civile alcuno, ma nella palude di una neo-plebe fieramente circoncisa che fonda il mito della sua nobiltà sulla superstizione di una pseudo-guarigione, e sul rito del rimprovero immaginandosi migliore; probabilmente è soltanto malata ma d'altra ipotesi ed è chiaramente ipotesi politica, affatto scientifica: un'ipotesi di civiltà delimitata da bar, ristoranti, palestre e centri commerciali: benissimo, a noi lasciate pure il mare... è qui che stiamo fondando la nostra idea di civiltà.

domenica 13 giugno 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Lettera ai ragazzi"

Vi hanno promesso birre e panini, in certi casi persino la canna gratis... in cambio di qualcosa che dovrebbe farvi bene, più bene della birra, dei panini e dello spinello. 
Questo siete per loro, cari ragazzi: stomaci, fegati, polmoni, materiale da gestire: in una parola "consumatori". Ve lo stanno insegnando a scuola sì, il "consumismo"? O forse no, almeno non troppo seriamente: altrimenti lo avreste già capito, di questo processo, quale possa essere il prodotto finale. Voi.
C'è un aspetto degenerativo del consumismo che probabilmente non vi è stato ancora illustrato: la sua capacità di assorbire non solo le materie e i processi sulle materie, ma anche il mondo delle idee e dei princìpi, trasformando anche questi ultimi in prodotti riconducibili ai processi "industriali" e ricollocabili poi in quell'ambiente tipico dell'economia consumista chiamato "mercato". E' così che anche valori come "libertà", "salute", "uguaglianza" ecc. - quelle belle cosette scritte nella copia della Costituzione che è stata regalata a chi di voi sta affrontando la maturità in concomitanza con gli "open day vaccinali" -  possono diventare merce di scambio in funzione di alcuni comportamenti che possono esservi richiesti. Le dittature, quelle almeno, ve le hanno spiegate sì? Ecco qui siamo oltre, sapete perché? Perché se tu sei convinto che tutto può costituire merce di scambio, allora non c'è bisogno di obbligarti a fare qualcosa con la forza: basta uno spot fatto bene, qualche cazzata, il giro gratis, il 2 x 1... e tu lo accetti, convinto di aver fatto l'affare della vita.
L'offerta che non puoi rifiutare in cambio di quelle famose cosette, si basa su una menzogna: la verità è che quelle cose tu già ce le hai. Vedi, a un certo punto hanno iniziato a chiamarle "diritti" e li hanno anche messi in quel pezzo di carta: è proprio questa la truffa... già, perché quelle cosette lì, in realtà, non ce l'hanno un nome: sono realtà ontologiche, ossia ce le hai per il solo fatto di essere, nessuno te le può togliere così come nessuno può dichiarare da pulpito alcuno che tu ne abbia o meno il possesso; sei tu semmai a doverle difendere sempre, ogni volta che vengano messe in discussione da chiunque o da chiunque si arroghi l'autorità di concedertele: è questo che poi fa nascere le Costituzioni, proprio come quella che ti hanno regalato ma che è già tua perché appunto Tu vieni prima di lei, il tragitto è opposto.
Non è colpa vostra comunque se siete stati allevati da una generazione che non ha dovuto far niente per difenderle o addirittura riconquistarle quelle cosette: "I miei figli devono avere tutto ciò che non ho avuto io", come se a noi fosse mancato qualcosa... oppure "I miei figli devono avere tutto ciò che ho avuto io", come se avessimo capito il valore di ciò che avevamo, o meglio, di ciò che ci è stato restituito attraverso il sangue e il sacrificio della generazione prima, o delle generazioni a noi contemporanee ma nate nei posti sbagliati e sul cui sangue è stato costruito il benessere della nostra.
Il mondo è un posto piccolo e limitato ragazzi, forse questo Greta non ve l'ha detto quel venerdì in cui avete fatto sega a scuola: per ognuno di noi che sta bene, in giro ce ne stanno almeno dieci che non se la passano benissimo, oggi, anno 2021. Siete stati educati ad avere, a possedere, a scambiare cose per altre cose, non siete addestrati al desiderio e alla conquista: questa è roba che si modella sulla mancanza, sulla fame e non è colpa vostra, no, se basta così poco a prendervi in giro, a convincervi... non solo non sapete in quale parte del processo vi troviate, ignorate l'esistenza stessa di un processo il cui prodotto finale siete proprio voi e il vostro "clik" sul carrello di Amazon.
Allora l'augurio che posso farvi è solo quello di svegliarvi e riappropriarvi del processo: siete già liberi e non dovete barattare la vostra libertà con nessun gesto o comportamento di cui ignoriate la portata e il significato; siete voi la Costituzione: studiatela sul serio, non diventatene il mero riflesso giuridico, non siatene l'oggetto ma i protagonisti coi vostri corpi e le vostre menti. Incazzatevi. Non accettate tutto: chiedete sempre "perché" e se qualche "perché" non vi convince, indagate. Decidetelo voi il destino di questa fabbrica di cittadini e trasformatela in una fabbrica di uomini: siate animali politici. Fate a botte, fate l'amore. Sputateglielo in faccia il loro fottuto panino ed estorcetegli le risposte: nessun vecchiaccio incravattato può venire a vendervi ciò che è già vostro; appartenetevi, e dunque sorgete ragazzi cari.

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